È online il nuovo rapporto annuale di Amnesty International sulla Pena Capitale. L’Organizzazione da diversi anni si batte contro la pena di morte, con manifestazioni, ricerche, proteste, incontri e iniziative sebbene, nonostante gli sforzi, ancora oggi diversi sono gli Stati che usano la pena di morte come strumento di repressione e discriminazione, violando i diritti umani.
“Nel 2021 l’Iran, per esempio, ha messo a morte almeno 314 persone, il più alto numero di esecuzioni dal 2017. In Arabia Saudita, lo scorso anno le esecuzioni sono state almeno 65 e quest’anno andrà persino peggio, dato che sono state uccise 81 persone in un solo giorno”.
Ogni anno il Rapporto di Amnesty international si propone di rispondere a tutte le domande sull’uso della pena di morte, con dati, statistiche, analisi delle tendenze nel mondo.
Fortunatamente si moltiplicano i segnali che confermano la tendenza globale verso l’abolizione di tale condanna. Tra questi ricordiamo che di recente la Sierra Leone ha abrogato la pena di morte e, negli USA, lo stesso ha fatto lo Stato della Virginia.
Cittadinanzattiva condivide profondamente i valori che animano Amnesty International ritenendo la pena di morte una violazione del diritto alla vita nonché una punizione crudele, disumana e degradante, che non ha un effetto deterrente sui crimini ma anzi, il cui uso sproporzionato contro poveri ed emarginati è sinonimo di discriminazione e repressione.
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